Da una parte gli agriturismi, dall’altra i cacciatori. In mezzo i consumatori sempre più attenti alla qualità di ciò che arriva in tavola. E proprio per promuovere sicurezza alimentare, igiene e trasparenza che Coldiretti Marche e Terranostra, l’associazione che riunisce gli agriturismi di qualità della Fondazione Campagna Amica, hanno sottoscritto con l’Urca (Unione Regionale Cacciatori dell'Appennino) un protocollo d’intesa per creare una filiera della selvaggina tracciabile. L’obiettivo è quello di dare legalità, trasparenza alla commercializzazione e al consumo di carne di animali selvatici per limitare al massimo fenomeni di bracconaggio e mercato nero. Un metodo che consentire una leva di rilancio per l’economia locale legando prodotti di alta qualità certificata con le attività turistico ricettive, soprattutto agriturismi, del territorio. Insomma, mondo agricolo e mondo venatorio si incontrano.
Attualmente il mercato della selvaggina vede arrivare sul mercato soprattutto carne proveniente dell’Est Europa o dall’Australia con prezzi più competitivi ma minori controlli dal punto di vista qualitativo e organolettico. La filiera italiana, si sta pensando anche a un marchio distintivo, si baserà esclusivamente sulla caccia di selezione. I capi dovranno essere conferiti entro un’ora dall’abbattimento al Centro di Lavorazione della Selvaggina di Serrapretrona (mc), il primo in Italia gestito da un’associazione senza scopo di lucro nato tre anni fa in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche, le associazioni venatorie e le università di Camerino, Urbino e La Sapienza in Roma. Dal bosco alla tavola. Il capo sarà controllato a livello igienico sanitario e gli agriturismi potranno beneficiare di un prodotto tracciato e sicuro. Insomma, un patto tra mondo venatorio e mondo agricolo per la gestione virtuosa ed equilibrata degli ambienti naturali.